mercoledì 28 dicembre 2016

A proposito del referendum del 4 Dicembre 2016

E' una riflessione scritta qualche giorno prima del referedum.
Diversi amici mi hanno chiesto di esprimermi sul referendum del 4 dicembre.
Mi sono fatto un'idea e cercherò di non sottoporre il mio ragionamento ad un orientamento politico specifico ma guidarlo da principi di opportunità collettiva. E' un referendum che pone questioni molto complesse e già questo mi mette agitazione in quanto rompe con le tradizioni occidentali democratiche che ricordano referendum quasi sempre “monotematici” e quindi di facile decodificazione. Per citarne alcuni della nostra storia: L'aborto, il divorzio, il nucleare, la responsabilità civile dei magistrati, sono stati temi che hanno dato spinte forti in avanti in direzione di modernità e civiltà al nostro paese. Questo referendum invece in se porta una novità. Chiama me , te , il mio idraulico, il mio medico di base, mia mamma e tutti voi a decidere cosa? Sostanzialmente una ristrutturazione dell'architettura dello stato che coinvolge piu o meno il 25% della nostra costituzione. Quella costituzione che fino a ieri nessuno era disposto a negoziare, ma vabbè. Mi pongo quindi una domanda, siamo noi in grado di rispondere con cognizione di causa, buon senso, analisi critica a domande di questa complessità? Non era meglio separare i 4 capitoloni e porre 4 domande separate? I 4 capitoloni li chiamo cosi perche pesano tanto, ognuno ha un peso specifico sulle nostre vite davvero importante. Il primo, superamento del bicameralismo perfetto sicuramente va in direzione da me condivisibile perchè restituisce ai cittadini un processo legislativo piu moderno, piu svelto, piu lontano dalle urgenze e streghe che il secondo dopoguerra ci ha lasciato. Quindi quoto. Storco il naso davanti all'immunità di una frotta di sindaci e amministratori locali a seguito della loro nomina a senatori della Repubblica. Io la toglierei a tutti e la manterrei solo per reati d'opinione. 
Poi c'e' il ruolo del CNEL, una delle istituzioni piu inutili del dopoguerra. Ma su questa cosa io un ragionamento lo farei. Cancelliamo dalla nostra carta costituzionale l'organo deputato alla programmazione economica, funzione di fatto mai svolta, ma fatto sta che ad oggi la nostra costituzione oggi dice che la programmazione economica nostra spetta ad un organo dello Stato Italiano, con la riforma nessuno sa chi formalmente svolgerà questa funzione, in Italia. Questa cosa mi agita. 
Ci sono poi i rapporti tra stato ed enti locali: lo stato di fatto si riprende tutto quello che in termini di facoltà negli ultimi 20 anni si era demandato alle regioni perche ormai anche i comunisti avevano capito che in fondo Bossi sul federalismo non aveva tutti i torti. Ora di colpo, non si sa perchè si torna indietro, anzi, si arriva ad un modello che esautora le regioni delle funzioni piu importanti e attribuisce allo stato centrale un carico che sarà importante. Cioè tutto quello che aveva dettato l'agenda dei governi in tema di distribuzione delle funzioni tra stato ed enti locali di colpo, via.
Se poi esaminiamo uno per uno tutti gli interventi sul Titolo V va a finire che scrivo un'enciclopedia. Allora mi pongo una domanda, anzi una serie di domande. La prima, ma chi cavolo è venuto in mente di porci tutte queste domande cosi importanti tutte insieme e soprattutto, perchè?
E' eticamente e politicamente corretto? E come se facessero un referedum sulla manovra finanziaria...una pazzia.
I partigiani pro domo propria su questi temi ci stanno dando davvero prova di abilità dialettiche straordinarie, arrivano anche rinforzi dall'estero (brividello), io mi limito a dire “cu si vaddò si sabbò”, che in siciliano significa che la prudenza ci ha messo in salvo. Quando avranno la buona creanza di porci un quesito alla volta e senza la minaccia dello SPREAD, facendoci capire punto per punto costi e benefici di una ristrutturazione importante della nostra carta costituzionale allora prenderò in considerazione la faccenda, nel frattempo io voto NO.

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